ROMA – Nastro da pacchi a tappare la bocca e fascette di plastica ai polsi: così due immigrati algerini, scortati da due appartneneti alle forze dell’ordine in abiti borghesi, sono stati rimpatriati su un volo Alitalia Roma-Tunisi. Lo ha denunciato il regista Francesco Sperandeo sul suo profilo Facebook, allegando una foto di uno dei due espulsi.http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=191610&sez=HOME_INITALIA
Il caso oltre a fare scalpore in riferimento alla tutela dei diritti umani risulta emblematico della nuova dimensione informativa in cui siamo immersi con l’avvento del web 2.0.
Questa storia infiamma il dibattito sul rapporto tra web reputation e citizen journalism. L’attività di informazione dal basso esercitata dai cittadini e postata nei social network (citizen journalism) come si pone di fronte alla web reputation delle persone oggetto di questa attività?
Ci sono dei criteri etici del giornalismo da rispettare? Sarebbe opportuno dare ai soggetti ritratti nel reportage domestico un diritto di replica?
Traducendo questi interrogativi nel caso in parola. E’ eticamente valida sotto il profilo giornalistico l’operazione di riprendere un’operazione di polizia di sicurezza estrapolandola dal contesto in cui si sta svolgendo e pubblicarla in Rete fornendo un’unica versione dei fatti ovvero la propria? Sotto il profilo giuridico esiste il diritto di critica esercitatile da qualsiasi soggetto e quindi si potrebbe rispondere positivamente. Tuttavia a modesto avviso di chi scrive dovrebbe essere dato anche all’altra parte il diritto di replica con estensione pari a quella della risonanza avuta dalla notizia sferrata sul web.
Abbiamo osservato un nuovo problema della nostra nuova dimensione informativa: la ricerca dell’equilibrio tra il sacrosanto e democratico diritto alla critica del cittadino (citizen journalism) e l’altrettanto sacrosanto diritto alla tutela della propria reputazione personale (web reputation).
Benvenuti nella società dell’Informazione!